Grazie ai protocolli emanati da diverse regioni, lentamente il mondo degli eventi comincia a riorganizzarsi, a fare i conti con nuove forme ed a confrontarsi sul futuro immediato delle manifestazioni.
Di questo e molto altro ancora ne abbiamo parlato con Roberto Marchetti, Direttore Generale di PesaroFeste, realtà protagonista da decenni nella progettazione ed allestimento chiavi in mano di eventi e manifestazioni.
- Come impresa protagonista nell’ambito dell’allestimento di eventi e manifestazioni, come avete reagito a questa situazione di lockdown del settore?
La prima reazione è stata attuare quanto possibile, per ridurre al minimo il metabolismo aziendale, ricorrendo all’utilizzo degli ammortizzatori sociali per il personale e al blocco dei piani di investimento previsti per il 2020, mantenendo solamente gli acquisti già confermati (nel pieno rispetto dei nostri fornitori) e congelando le scelte che avremmo messo in campo entro la primavera 2020.
Lo spostamento dei versamenti fiscali contributivi ed assicurativi e delle rate dei mutui (previsti a partire dal decreto Cura Italia) hanno ben contribuito a conservare un buon livello di liquidità a fronte di un blocco quasi totali di incassi (situazione, quest’ultima, dovuta sia al lockdown che al pretesto del lockdown).
La gestione della sicurezza dei nostri dipendenti e dei luoghi di lavoro è stata immediatamente regolamentata fin dalla promulgazione del primo protocollo condiviso: siamo oggi alla quinta integrazione delle nostre procedure aziendali in materia.
Costante è stato il confronto con i nostri dipendenti, nella volontà di assistere maggiormente coloro che avrebbero sopportato peggio il grave ritardo nell’erogazione della cassa integrazione: abbiamo inoltre deciso di anticipare l’assegno di integrazione per il secondo periodo di cassa (da metà maggio 2020).
- Pensi sia possibile discutere in merito alla ripresa degli eventi nelle attuali condizioni, mi riferisco in particolare ai protocolli in vigore sul distanziamento sociale?
Non solo penso sia possibile discuterne, penso che sia doveroso farlo.
Ci accorgiamo ormai quotidianamente che il miglioramento della situazione sanitaria non è seguito da un pari adeguamento delle normative e dei protocolli scritti un mese fa: siamo in un momento in cui la realtà è evidentemente più avanti del quadro normativo. Non sono un sostenitore del “tutto aperto”, ma vedo che alcune limitazioni previste non hanno più senso (e il buonsenso sempre più spesso conferma l’inutile rigidità di alcune regole e di contro, la mancanza di un nuovo approccio alla gestione del necessario nuovo distanziamento sociale).
Certo che bisogna parlare di eventi: sono un asset della nostra economia, sono un pilastro della nostra cultura, sono le radici dei nostri territori.
- Che volto avrà domani secondo te il settore degli eventi dopo questo tsunami?
Il primo scossone è stato dato dal sostanziale annullamento di gran parte delle attività previste per la primavera/estate 2020. Molti organizzatori hanno inevitabilmente annullato tutto ciò che avrebbe richiesto mesi di preparazione. La stessa attività promozionale ha avuto un totale blocco a fronte del congelamento di ogni attività promo-pubblicitaria delle aziende che direttamente o indirettamente avrebbero partecipato alle varie manifestazioni.
Sto notando, ogni giorno di più, la volontà di riprendere le attività di organizzazione di eventi; noto parallelamente una grande confusione nell’interpretazione delle nuove norme sul distanziamento sociale.
Reputo cruciale che le leggi di Security e Safety integrino in modo scalare, chiaro ed attuabile le regole del distanziamento, così come risulta necessario un profondo sforzo di rivisitazione delle stesse regole finalizzato alla chiarezza per la progettazione ed alla semplificazione per la loro attuazione, senza ovviamente tralasciare la sicurezza degli operatori e del pubblico.
- Quali interventi andrebbero messi in campo per sostenere il settore comunque tra i più segnati dalla crisi legata al Covid-19?
Ammetto di non avere in tasca la ricetta e reputo sostanzialmente positive gran parte delle misure governative promulgate nel primo trimestre di crisi.
Il settore degli eventi, costituito per la maggior parte da micro e piccola impresa, oltre che dall’associazionismo e terzo settore, necessita di una generalizzata semplificazione normativa;
mi riferisco alla moltitudine di differenti regolamentazioni per la progettazione e realizzazione di eventi (spesso di carattere regionale o addirittura comunale);
mi riferisco alla estrema complessità per la partecipazione a gare pubbliche (la sola partecipazione alle gare risulta sovente estremamente onerosa a livello burocratico e documentale, soprattutto per le piccole aziende);
mi riferisco al ricorso, anche da parte delle pubbliche amministrazioni, al settore dell’associazionismo e del volontariato al posto delle aziende specializzate negli allestimenti e nella gestione degli eventi.
Apprezzo gli sforzi che il governo centrale e le regioni stanno attuando per la difesa della nostra economia; per ciò che può valere, ritengo cruciale la difesa del lavoro con l’estensione degli ammortizzatori sociali e la messa in campo di ogni misura che protegga le aziende che vogliono continuare a produrre e a dare proprio quel lavoro.
“Intervista a cura di Lorenzo Bernardi”